Sulla rivista della FISIEO Shiatsunews si trovano diverse notizie di progetti di supporto alla disabilità. Una grande parte di tali progetti è portata avanti dalla VIS FISIEO la sezione di volontariato della FISIEO. I luoghi dove viene portato lo shiatsu sono residenze sanitarie diurne, associazioni, ospedali. I progetti si basano spesso sul fatto che lo shiatsu è un approccio facilitato per entrare in una relazione di aiuto e scambio con persone disabili.
A differenza della medicina allopatica contemporanea e in maniera più simile alla medicina classica antica (orientale e occidentale) lo shiatsu considera ogni individuo nella sua specificità energetica, risulta quindi naturale un approccio basato sulla sensibilità e sulle caratteristiche individuali della persona portatrice di handicap. In questo modo la presunta deficienza fisica o mentale passa in secondo piano ed il focus è sempre concentrato sulle specificità individuali.
Gli aspetti emozionali sono pertanto presi sempre in considerazione. Come riportano le esperienze molti shiatsuki che operano con le persone portatrici di varie forme di handicap fanno precedere il trattamento vero e proprio da esercizi respiratori di rilassamento, un ottimo sistema per diminuire le tensioni e le ansie superficiali, e per rompere il ghiaccio senza essere invasivi.
Sul n. 50 del dicembre 2015 di Shiatsunews si riporta l’esperienza di un progetto condotto a Cuneo in un centro Diurno assieme a persone con disagi differenziati e complessi, con deficit sia cognitivi che fisici. Gli obiettivi di questo progetto ben riassumono gli intenti che informano gran parte di questo tipo di progetti:
- favorire relax psicomotorio con riduzione di comportamenti dovuti all’ansia (si tratta spesso di comportamenti verbali e non-verbali stereotipati)
- favorire consapevolezza rispetto alla sensazioni elementari provenienti dal proprio corpo (contatto tattile e percezione del respiro)
- migliorare la coordinazione/integrazione tra schemi motori e schemi mentali (possono ottenersi anche tramite ginnastica attiva o insegnamento di esercizi pratici semplici)
- favorire un clima tra le persone del Diurno più disteso (spesso esistono difficoltà relazionali)
In particolare l’autopercezione di sè attraverso il tocco è una risorsa terapeutica che solitamente non viene apprezzata nelle relazioni di cura, mentre è fondamentale, soprattutto con un certo tipo di disabilità. Significativo in merito quanto scrive un’operatrice-responsabile del progetto appena riportato, Elvira de Nucci quando scrive: “la percezione del ‘come-mi-sento-ora’ anche in situazioni di disabilità intellettiva aumenta la possibilità che la persona aumenti i comportamenti e le situazioni di benessere e trovi con l’aiuto degli operatori le modalità di affrontare/superare i comportamenti problematici”.
Non mancano naturalmente le criticità. Tra quelle più spesso riportate nei diversi progetti passati in rassegna segnalo:
- le difficoltà motorie dei partecipanti
- il poco tempo a disposizione rispetto alle necessità del trattamento
- la presenza dei parenti durante i trattamenti (pudore o imbarazzo/invadenza del parente)
- la scarsa circolazione delle esperienze tra i partecipanti dopo i trattamenti (necessità di focus-group)
Alle difficoltà soggettive di alcune persone, si sommano quindi delle problematiche oggettive che possono essere affrontate nella misura in cui simili progetti vengono integrati nei protocolli di cura delle strutture ospitanti e non restano utili quanto sporadici momenti di “svago”.
Lì dove la sensibilità del management ospedaliero o delle ASL ha colto la profonda valenza terapeutica dello shiatsu, come nella ASL Guido Salvini di Rho, Bollate e Garbagnate Milanese, gli operatori shiatsu sono riusciti a mettere in piedi un vero e proprio studio (disegno della ricerca, selezione del campione, elaborazione di questionari, report dei risultati) sugli effetti dei trattamenti shiatsu sui pazienti oncologici. I dettagli di questa rilevante esperienza potete trovarli su Shiatsunews numero 43 marzo 2014.
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