Secondo Masunaga rispetto a tutti gli altri tipi di manipolazione, il metodo shiatsu deve possedere tre caratteristiche imprescindibili.

La pressione deve sempre essere:

1) perpendicolare

2) ferma/costante

3) con “concentrazione mentale”

Ciascuna di queste tre “regole auree” si presta naturalmente a più interpretazioni. Ad esempio un chiodo ben piantato nel muro è perpendicolare alla parete, fermo e concentrato in un punto. Se adottassi questa immagine penserei ad una pressione puntuale, forte ed estremamente localizzata. Posso tradurla in pratica come una manipolazione vigorosa, magari con l’uso intenso e ripetuto del pollice e una buona dose di forza muscolare. Ci sono a tutt’oggi degli operatori che interpretano così il loro shiatsu. Non è però il caso di Masunaga. Al contrario quando egli affronta il tema della perpendicolarità contrappone sistematicamente la pressione da spinta alla pressione come sostegno. Se al posto di un martello che pianta un chiodo nel muro immaginiamo due assi che si sostengono nel loro punto di equilibrio avremo egualmente una perpendicolarità, ma mentre nel caso del martello possiamo dire che uno dei due poli (il martello) è certamente la parte attiva e infligge all’altro (il chiodo) la sua posizione perpendicolare grazie all’uso localizzato di forza muscolare, nel caso delle assi chi può dire quale delle due assi sostiene l’altra? l’unica cosa certa è che se si perde il punto di equilibrio (garantito dalla perpendicolarità) entrambe cadono a terra! Nel primo caso c’è relazione oppositiva e diametrale tra lo yang e lo yin, nel secondo lo yang e lo yin si distribuiscono lungo le due assi che esercitano entrambe una pressione e si sostengono reciprocamente.

Nel caso del martello sul chiodo la pressione è impartita con forza muscolare e a brevi impulsi. Se il martello continua a premere secondo questa modalità il chiodo si appiattisce e la sua funzione si esaurisce. Nel caso delle assi invece la pressione è costante e non è richiesto alcun intervento esterno per il loro mantenimento in equilibrio. Se l’operatore Shiatsu sarà il martello il ricevente farà la parte del chiodo, ma se l’operatore sarà una delle due assi, il ricevente si accorgerà della condizione di equilibrio più che dell’operatore.

Per quanto riguarda la concentrazione mentale, anche in questo caso l’apparenza inganna. Masunaga non pensava affatto al tipo di concentrazione di cui facciamo esperienza quando ci applichiamo ad un compito complesso. Com’è noto quando siamo impegnati in un’attività di tipo intellettuale stiamo facendo lavorare a livello viscerale maggiormente il sistema simpatico che regola tutta una serie di funzioni vitali mettendole “a risparmio energetico” per favorire la connessione sinaptica che richiede un gran dispendio energetico (i neuroni sono cellule arcaiche a scarsissimo risparmio energetico). Tuttavia se facciamo Shiatsu con la testa, ci dice Masunaga, non siamo in contatto profondo, ma superficiale. Restiamo rigidi, il corpo è teso e dalle mani la rigidità arriva alle spalle. E’ un’esperienza comune che chiunque ha sperimentato applicandosi ad un nuovo compito manuale! Qui si trova uno degli aspetti meno intuitivi dello shiatsu e anche più affascinanti. L’attenzione non va portata sul punto di pressione ma sul respiro, sulla nostra pancia Hara. Masunaga ha dedicato molte righe, in diverse opere al ruolo del respiro, e tutti gli insegnanti di shiatsu di qualunque orientamento insistono molto sulla respirazione corretta. Così la concentrazione mentale va focalizzata sulla pancia e non nella testa. Il risultato sarà che attenzione e tranquillità si coniugano invece di restare separati come avviene nell’accezione occidentale di attenzione.